venerdì 12 agosto 2016

Viaggio in Portogallo: Porto [ 2 ]

Dopo chilometri e chilometri durante i quali dai finestrini dell'auto si vedono solo campi (la Spagna è gialla), su autopiste quasi deserte, primo incontro con il Portogallo: surreale.
Sosta in una stazione di servizio a boh, poco  dopo il confine.
La pompa, una scatola prefabbricata che funge da punto di ristoro, scaffali semivuoti. [una punta di nostalgia per il trionfo degli autogrill].
Collegata da una tettoia in lamiera, un’altra scatola prefabbricata con pareti a vetrate lerce: un ristorante self service. 
Si può scegliere tra carne, riso in bianco, insalata, pomodori, patatine fritte moscissime, tre tipi di frutta: mela,  pera, arancia.
Un uomo si sente male. Si sdraia a terra. E’ un francese. 
Dopo pochissimo arriva un’ambulanza. 
Strano contrasto tra l’efficienza del servizio di soccorso e il luogo. 
(forse sarebbe bastata l'aria condizionata nel locale per evitargli il malore).

Finalmente Porto.
(e non Oporto come dicono italiani, inglesi, etc etc)

Porto, per fare onore al proprio nome, è prima di tutto quest’ampia insenatura aperta verso il fiume, ma che solo dal fiume si vede (…).  Il pendio è ricoperto di case, le case disegnano vie, e, siccome il suolo è tutto granito su granito, il viaggiatore ha l’impressione di percorrere sentieri di montagna. Ma il fiume arriva fin quassù. (…). 
E il viaggiatore non può dimenticare i colori con cui si dipingono le case: ocra rosso o giallo, o castano scuro.
Porto è uno stile di colore, un’armonia fra il granito e i colori della terra che il granito accetta, a eccezione dell’azzurro se con il bianco trova un equilibrio nell’azulejo.”*

Porto è azulejos. Ce ne sono dappertutto. 
La stazione, le chiese, hanno racconti scritti con   gli azulejos: tante palazzine ne sono rivestite.

E davvero Porto è il fiume: la Ribeira, il quartiere che s’affaccia sul Duero, è incantevole. 

Le case della Ribeira, tinteggiate di ocra rosso o  giallo o castano scuro, hanno un qualcosa che ricorda le abitazioni  belghe, sono  alte e strette, coi portoncini vicini vicini.
Davanti alle case, un muretto. 
Una signora   stende sul muretto dei tappeti ad asciugare. 
(perché penso ai vasci e ai panni stesi al sole tra i vicoli miei?)

Dall’altra parte del fiume c’è Vila Nova de Gaia

Su questa sponda sinistra del fiume sono sotterrati grandi tesori: sono i tesori provenienti da quei
versanti tagliati a terrazze, dai ceppi di vite che in questi giorni di gennaio hanno già perso tutte le foglie e sono neri come radici bruciate. In questo versante di Gaia sfociano i grandi affluenti delle uve schiacciate e del mosto, qui si filtrano, decantano e dormono gli spiriti sottili del vino, caverne dove gli uomini vengono a conservare il sole.
Meno male che non lo conservano tutto.”*

Meno male, perché bere un bicchiere di porto a Porto, seduti di fronte al fiume, è bellissimo. 


La visita di Vila Nova de Gaia, attraversando il ponte Dom Luis, uomini e macchine indifferentemente,  è d’obbligo: ora le imbarcazioni tipiche, i barcos rabelos,  sono veicoli pubblicitari delle distillerie che punteggiano il lungo fiume, ma sono comunque un bel guardare. 
Cave, cantine: visite a pagamento con degustazione inclusa. 


Ci si arrampica fino alla Graham, segnata dal proprietario dell'appartamento come cantina da vedere.
Niente italiano, solo visite guidate in altre lingue, costo minimo 10 euro a capa con degustazione.
Meglio è  passeggiare, inoltrarsi nelle viuzze in salita e guardare Porto da un’altra prospettiva.



A Porto c’è la famosa libreria Lello e Irmao, quella in cui è stata girata qualche scena dei film di Harry Potter. 
Non potevo perdermela. 
Ma non immaginavo che la sua visita si trasformasse in un’esperienza quasi mistica, per folla e calore. 
C’è un vigilante all’entrata che dirotta il potenziale visitatore verso il botteghino dove si acquista il biglietto: tre euro che vengono rimborsate in caso di acquisto. 
Il botteghino è una specie di lumacone rosso che ha come bava una fila lunga lunga di turisti che come me, evidentemente, vogliono assolutamente entrare nella libreria. 
Quasi quasi rinuncio. 
Ma la fila scorre e allora. 
Si entra. 
L’umidità determinata da una esagerazione di corpi sudati  è impressionante. 
Non so più se sono in una libreria o in  una sauna finlandese.
C’è così tanta folla che è un’impresa cercare di guardare gli scaffali: anche della famosa scala, tanto ingombra di persone, è difficile scorgere l’insieme.  
Raggiungo con fatica il reparto di libri italiani: oltre a qualche Pessoa (che ho già), poco altro. 
E il poco altro mi sconcerta. 
Esco senza aver comprato nulla, e con il rammarico di esserci entrata. 


Con il tram elettrico, lo stesso tipo che ha reso famosa Lisbona, si raggiunge il mare, l’oceano. 
Capolinea Passeio Alegre.
Il tram va alla fine del mondo” -  dice ridendo a bocca sdentata larga un anziano che aspetta alla fermata. 
L'estuario del Douro è largo. L'incontro  con il mare è delimitato da barriere artificiali. 
L’acqua è verde, scura. 
Sulle grandi  spiagge ci sono moltissimi portoghesi. Nel mare invece  pochissimi temerari, e solo con mezzo busto immerso: l’acqua è  gelata. 


Piano piano viene giù la nebbia. E’ strano l’effetto nebbia con il caldo. 
Camminando sul pontile che conduce al Farol de Felgueiras sembra di stare in Norvegia, o nella penisola britannica.


Allontanandosi dall’Oceano, e tornando verso il Douro,  il cielo si schiarisce di nuovo.
Ai bordi del Jardim do Passeio Alegre, tante famiglie. 
Tavolini, sdraiette, seggioline,  enormi cascioni frigoriferi da cui esce il corrispettivo portoghese del ruoto ‘o furn  e del puparuolo imbuttunato.  
Uguale al  bosco di Capodimonte a Pasquetta trent’anni fa.

Il fiume è il regno dei gabbiani quando comincia a sorgere il sole. 
La  foschia   avvolge il ponte Dom Luis:  il ferro con cui il discepolo di Eiffel lo ha progettato sembra fluttuare come una striscia di tessuto. 
L’unico suono è lo stridìo, il grido dei  gabbiani. 
I gabbiani, ma quanti.
Porto è una città meravigliosa. 
Suadade, suadade. 




* Viaggio in Portogallo - Josè Saramago

6 commenti:

  1. e lo sapevo io che a Porto devo andarci il più presto possibile. E so già che me ne innamorerò e non vorrò più tornar all'efficienza (!!!) delle città italiane. Della livraria Lello & Irmão non sapevo una cippa, forse perché non conosco Harry Potter (vabbè, crocifiggimi, sei autorizzata). Però le foto in circolazione sembrano strepitose. Magari se non ci fosse stata tutta quella gente...
    Benvenuta nel club dei malati di lusitanitudine.

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    1. No, la crocefissione è troppo, ti sei punita da sola privandoti del piacere di leggerlo, Harry Potter:)

      E' una libreria bellissima, le foto non mentono. Ma non si può stare in una libreria come nella metro nell'ora di punta.
      Quando andrai a Porto (perchè ci andrai, naturalmente, e te ne innamorerai), magari scegli di visitarla al mattino presto, orario di apertura:)


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  2. Bere un bicchiere di porto a Porto: ecco quello che vorrei fare!

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    1. Un'altra delle cose da aggiungere alla perecchiana lista:)
      (ma questa è fattibile, su)

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  3. Caspita, Porto ti ha davvero ispirato! Mi hai emozionata e che voglia ora di andare.

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  4. "Niente italiano, solo visite guidate in altre lingue - bello, un motivo in più per andarci!!!

    DanilONE

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