mercoledì 17 agosto 2016

Viaggio in Portogallo: Lisbona [ 5 ]

Lisboa, la città di Pessoa. 
[La città dell’inquietudine e della suadade?]
Una città certamente frenetica. 
Cantieri, ristrutturazioni, gru, strade interrotte.
Lavori in corso mentre mappate di inglesi, francesi, italiani, tedeschi sciamano dovunque. 
[Gestire un massiccio flusso turistico probabilmente inaspettato è sicuramente un problema]
Nelle zone ad alto tasso di interesse turistico si sente parlare la babele di lingue e pochissimo  il portoghese. 
Aver preso un appartamento in un quartiere residenziale dove ci sono case popolari forse è una fortuna, ma anche no: nottate segnate non dal canto del fado ma da allucchi e maleparole. Rigorosamente in portoghese.


Non si può visitare Lisbona senza fare almeno un viaggio sul tram 28. E’ quello che faccio subito, da capolinea  a capolinea.  
Un occhio al cartello multilingue avvisante del pericolo di borseggio – borsa ben stretta, si rischia davvero  -, e ooohh alle semi strusciate lungo i muri dei palazzi dei vicoli stretti dell’Alfama, aaaahh ad ogni curva a recchia, uuuhh ad ogni auto parcheggiata di traverso sui binari che costringe il conducente a snervanti soste impreviste. 
(mai potrei fare il conducente di tram elettrico 28. Le macchine ferme sui binari le trascinerei via senza se e senza ma)

Poi la Baixa, il Chado
Folla smisurata nella Rua Augusta, folla nelle traverse ortogonali,  folla  nella Praça do Comércio - doveva fare un gran bell'effetto arrivare dal mare  e trovarsi di fronte la statua di re Giuseppe e l'arco e il lunghissimo boulevard . 
Si va verso l’elevador de Santa Justa, che voglio prendere assolutamente perché in teoria l’ascensore è un mezzo di trasporto come un altro ed è compreso nel costo del biglietto giornaliero per i trasporti pubblici. 
Primo tentativo. Una fila impressionante. Si gira la  la capa al cavallo.
Secondo tentativo idem.
Al terzo tentativo, ormai di sera, almeno non sotto il sole, mi  arrendo alla fila.
40 minuti per entrare nell’elevador,  6 secondi di salita per arrivare sul ballatoio di ferro che mette in comunicazione la Baixa con il largo do Carmo, dove c’è la chiesa “scheletro”

A Lisbona non sono mai piaciute le rovine. O le ripara con pietre nuove o le rade al suolo per costruire edifici che rendano. Il Convento do Carmo è un’eccezione. La chiesa è ancora, essenzialmente, come l’ha lasciata il terremoto. Di tanto in tanto si è parlato di restaurarla e ricostruirla. La regina Maria I fu quella che si spinse più avanti nel restauro, ma, o per mancanza di denaro o per infiacchimento della volontà, le aggiunte si ridussero a poco. Meglio così.” *

Un dislivello di sette  piani circa, a farlo a piedi   con calma si impiega molto ma molto meno tempo.
I lisbonesi non prenderanno mai l’elevador de Santa Justa per necessità: non è più un mezzo di trasporto. 
( Viaggiare anche solo per la decima volta sul tram 28 sminuisce  notevolmente il suo fascino)

Il viaggiatore, nelle sue vaghe riflessioni, considera che la ricostruzione pombalina fu un violento taglio culturale da cui la città non si è ripresa e che dimostra continuità nella confusa architettura che, a ondate disordinate, si è diffusa nello spazio urbano.”*

E’ dai miradouri, dalle terrazze panoramiche,  che la considerazione di Saramago assume una valenza definitiva. 
Dal Miradouro di Nostra Senhora Do Monte, uno dei più alti punti della città (più  del Castelo de Sao Jorge, altro scheletro)  si può osservare il tramonto sulla cittá comodamente seduti sulle panchine,  ignorando le frotte di turisti che si ammassano alle ringhiere, turisti giunti in gran parte  con le auto elettriche aperte che in tripla e quarta fila sono parcheggiate ai margini della terrazza. 
Le gru e certi brutti  palazzi moderni rovinano un  pò lo skyliner.

Dalla terrazza del Panteão Nacional si gode un altro panorama. 
Molto più esteso, fino al ponte XXV Aprile ed al Cristo Rei. 
Nato come  chiesa, la chiesa di Sant’ Engracia,   250 anni di lavori per  terminare la costruzione, ora il Panteão Nacional è il tempio dei grandi portoghesi di tutti i tempi. 
Accoglie le tombe degli eccellenti: da quella  di Vasco de Gama a  presidenti, generali, filosofi, scrittori  (no, Pessoa non c'è. E neanche Saramago).
Alla tomba di Amalia Rodriguez, attrice e cantante di fado,  la cui voce registrata accompagna i visitatori dall’ingresso alle scale, si rende omaggio con mazzi di fiori. 
Premura che è riservata solo a lei e al  calciatore  Eusébio da Silva Ferreira (!!!).
Le tombe sono al piano terreno. Ai piani superiori ci sono il centro di documentazione e mostre temporanee. 
Adesso c’è una mostra fotografica:  luoghi abbandonati o destinati all'abbandono o alla ri-conversione. 
Luoghi morituri fissati in foto bellissime.

Come  è umano, tanto umano, il Panteão Nacional.
Niente folle oceaniche di turisti. 
Ressa invece sulla banchina di Santa Apolònia per i giganti a vela del mare convenuti a Lisbona per “The tall ships race”.
C’è anche la nave scuola “Amerigo Vespucci”. 
Si potrebbe anche salire a bordo, come su altri velieri aperti alla curiosità dei visitatori, ma non ho fatto la fila quando era all’àncora al porto di Napoli, non la farò di certo a Lisbona. 
[Se fossi una cadetta preferirei avere la divisa uguale a quella maschile, pantaloni e scarpe basse piuttosto che gonna e scarpa con tacchetto] 

Il viaggiatore è andato al Bairro Alto. Chi non ha altro da fare alimenta le rivalità popolari fra questo quartiere, il Bairro Alto appunto, e Alfama. È tempo perso. Sia pur peccando di quell’esagerazione che sempre contengono le affermazioni perentorie, il viaggiatore dirà che sono due quartieri radicalmente differenti. Non è il caso di suggerire che sia migliore questo o quello, supponendo che si finirebbe per dedurne che cosa significa essere migliore in paragoni del genere: fatto sta che Alfama e il Bairro Alto sono agli antipodi, nell’aspetto, nel linguaggio, nel modo di camminare per la strada o di stare affacciati alla finestra, in una certa alterigia presente in Alfama e che il Bairro Alto ha scambiato per sfrontatezza. Con mille scuse per chi ci vive ed è tutt’altro che sfrontato.”*



Alfama, di giorno.  Vicoli strettissimi e tra porticine e finestrelle suggestivi scorci  che rivelano il  fiume. Odore di sardinhsa assadas, sardine di stoffa colorata appese tra i palazzi. Voci di bambini che giocano. 
Sant’Antonio sul trono decorato, vestigia della devozione popolare che a giugno infiamma il quartiere.


Bairro Alto, di sera. Un disegno ortogonale di straduzze piene di localini, di gggiovani, di procacciatori di clienti che abbordano per offrire fado e baccalau.  
Movimento, musica, odore di cibo.
(ah, il fado. Impagabile l’esecuzione spontanea tra tre abituè di una tasca nel quartiere popolare dove è l’appartamento)
Per capire  se Bairro Alto e Alfama sono ancora agli antipodi dovrei  fare  l’inverso, Alfama di notte e Bairro Alto di giorno. 
In 35 anni – il Viaggio in Portogallo di Saramago è stato pubblicato nel 1981 –  molte differenze si riducono. 


2 commenti:

  1. Lisbona non sembra averti affascinata particolarmente.

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  2. il problema di Lisbona è che ultimamente va troppo di moda ... però il Barrio de la Alfama è proprio bello!

    DanilONE

    PS: le ceneri di Saramago si trovano sotto un ulivo nei pressi della Fondazione che porta il suo nome, proprio ad Alfama

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