martedì 12 luglio 2016

Kobane calling

Le  tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono capaci di produrre una cultura di comunicazione globale? Un mito e una chimera, una grande illusione. 
Te le devi andare a cercare, le informazioni, e discriminarle con scienza e coscienza. 
Mò, per esempio, mica lo sapevo che la città dove vivo io  è gemellata con Kobane. 

Kobane, Isis, Turchi, Curdi, Siriani, Russi, Americani, Pkk, Terrorismo, Profughi, una macedonia – un macello -  che vai a districare. 
E il Rojava?


Kobane è nel Rojava, a Nord della Siria, sul confine con la Turchia]

Qualcuno – prima di Zerocalcare -  ci era andato a Kobane, ah, sti ragazzi dei centri sociali, che per discriminare le informazioni con scienza e coscienza preferiscono viverle da dentro, farne esperienza diretta.
Epperò poi al  ritorno,  se non stai nel girotondo,  quello che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione  ti restituiscono – vedi i siti web dedicati, facebook, twitter e tutte le altre socialcorbellerie -  non è mica il vero nudo e crudo. 
E’  questione di linguaggio: in genere domina la palla della codificazione ideologica del  linguaggio della “militanza”.

Il grande merito del reportage di Zerocalcare sui suoi viaggi tra Turchia, Siria e Iraq,  nel novembre del 2014 e  nel luglio del 2015,  è duplice secondo me. 
Il primo è che in modo papale papale, semplice semplice, spiega quello che succede in quell’area del medioriente:  cosa è il Rojava, cosa c’è dietro sigle come YPG e YPJ, come si campa con le bombe sulla capa, quanta dipendenza dà il chai, il tè curdo e chi sono i cattivi cattivissimi: oltre all’Isis, il governo turco.
(E se non ti fidi puoi sempre avviare ricerche incrociate, e cercare altre informazioni, per discriminare con scienza e coscienza, oppure – ma mi fido dopo aver cercato  – fare medesima esperienza e verificare di persona)
Il secondo è nella leggerezza (che non è superficialità),  nell’abiura del “linguaggio militante” che rende la realtà delle cose distante e “astratta”. 
(come dire, è un piccolo dramma pure non riuscire a cacare tutti i giorni, eh)

Naturalmente il mezzo, il fumetto, aiuta e consente, ed ha una cassa di risonanza più  estesa ed eterogenea rispetto ad un seriosissimo resoconto, reportage, saggio, articolo, etc etc. 
(quasi quasi lo faccio leggere a qualche ragazzino di terza)

E poi - ma questo prescinde dallo specifico di Kobane calling -   adoro la “nudità” di Zerocalcare. 
Gli scambi con il mammut (l’alter ego/il coro greco/il grillo parlante/la voce del dissidio interiore) sono  esilaranti.

Mammut:    - Mò tu mi guardi negli occhi. 
                     - E  mi dici che davvero ti trasferiresti qua.
Zerocalcare: - Bè, caro amico mammut.
                     - Ci sono momenti in cui vorrei essere un poeta.
                     - E saper toccare le corde del cuore con parole antiche e nuove.
                    - Ma dovrò invece cercare di articolare una risposta col povero lessico che 
                      la vita mi ha lasciato in dote…
                    - COL CAZZO.