domenica 28 ottobre 2012

Penne e pensieri


"Avrei voluto avere in auto una penna, per tirare giù i miei pensieri, che sono fatti di qualcosa di leggero come i sogni. Basta un battito di ciglia per vederli sparire. 
A volte ho dei pensieri che mi piacerebbe ricordare."

Tullio Avoledo - Il Mare di Bering

E niente, mi piace questa frase, tante volte vorrei poter ricordare i pensieri, soprattutto quelli leggeri e felici.
Peccato che appena piglio la penna, anche quando ce l'ho a  portata di mano, quelli spariscono prima ancora che le ciglia abbiano il tempo di battere.

sabato 13 ottobre 2012

Acrobazie


"La verità interiore è nascosta, per fortuna, per fortuna.  Ma io la sentivo lo stesso; sentivo sovente la sua misteriosa immobilità che osservava le mie contorsioni scimmiesche, proprio come osserva voi mentre eseguite le acrobazie che vi toccano per… quanto?, mezza corona alla capriola…"

Cuore di tenebra  -  Joseph Conrad 



In mancanza di un cortile, di una strada, di un’aia dove disegnare la campana  e saltarci dentro, da bambina utilizzavo il pavimento di casa.
Le grandi  sagome  rosa, beige, grigie tra il bianco screziato dei lastroni di  marmo erano il mondo.
Saltavo a piedi uniti o a zampa di gru sulle zone  colorate.
Se non le centravo (il sasso, la roccia), perdevo.  
[Se salto su quella grande macchia rosa sono salva, se vado di fuori muoio]

Ora  il pavimento  della mia casa è una ragnatela:  sto attenta a non precipitare, a mantenermi in equilibrio sul filo.
Il cuore a volte si gonfia e diventa pesante come piombo:  temo che fare l’ acrobata non mi salverà,   il  suo peso  farà spezzare il  filo.

domenica 7 ottobre 2012

Oltre la carne


Prende le fettine, poi del macinato.
“Quant’è?” – chiede.
Apre la borsa.  Si volta e mi guarda.
Invece che il portafoglio,  tira fuori dalla borsa una striscia di carta, un segmento di fotocopia, e un santino.
Me lo porge.
“No, la ringrazio” – le dico.
“Ma lei non prega?” – mi dice quasi irritata.
Nell’arco di pochissime frazioni di secondo cerco una risposta non scortese, non polemica, non  sarcastica, definitiva, inappellabile.
[vera]
“Sono atea”.
Resta con la mano tesa e i fuglitielli appesi per un secondo, sconcertata, quasi attonita.
Poi li ripone e prende il portafogli per saldare il conto.
Si allontana, poi torna indietro.
Ho ancora da aspettare prima che giunga il mio turno.
Mi sorride.
“Potrei dirle una cosa in privato, fuori, qui non  mi sembra il caso”.
Eccheccazzo, penso, e più definitiva di quella che dovevo dirle.
“Neanche fuori mi sembra il caso, non mi sembra proprio il caso” .
Ma l’ardore della fede supera qualunque buon senso, qualunque ragionevolezza.
Accummincia una pippa interminabile sulla preghiera  miracolosa da recitare, la preghiera che gesù ha dato proprio lui a santa giustina (?)  faustina(?) una santa ina (era una santa femmina allora quella della figurella)  e su come facciamo a sopportare questa vita  e a chi ci affidiamo per superare il dolore e senza la salvezza poi l’eternità ancora e ancora eccheccazzo, signò!
“Vorrà dire che quando saremo tutti morti io sarò cenere e lei passeggerà contenta e felice nei verdi pascoli del cielo, signora.” – le dico.
“Non si scherza su queste cose, sono cose molto serie”.
Infatti,  lo penso pure io.
Non c’è nulla di più serio che sperare di  convertire  un ateo dichiarato in una macelleria.