"Ti porto un libro. E' un libro speciale."
Me lo porta, R., il libro. Mai sentito l'autore, mai sentito il titolo.
R. è la donna che vorrei essere tra trent'anni. (come lei)
Non mi lascio mai condizionare dai giudizi altrui, ma lei è come vorrei essere io tra trent'anni, e un pò mi fido.
Lo leggo, "Il libro di Blanche e Marie" di Per Olov Enquist.
Cosa ci ha trovato di tanto speciale, mi chiedo.
E' un libro non lineare, faticoso.
Attraverso stralci delle pagine del Libro delle domande, invenzione letteraria scritta da una donna che immagina sia stata assistente di Madame Curie, ridotta a torso su un carretto, e attraverso segmenti di ricostruzione storica e iconografica, intervallati da ricordi personali, ripetizioni, frasi ellittiche - Arri! - Enquist racconta di madame Curie, l’ unica scienziata a ricevere due premi Nobel, donna algida e infuocata, come il radio estratto dalla pechblenda, e di suo marito, monsieur Curie, e dello scandalo derivato dalla relazione della scienziata con Paul Langevin.
E di Blanche, e di Jane, e delle suffragette.
Racconta dell'amore, dell'inestricabile legame che ha con la morte, così come il radio, che uccide chi lo maneggia.
Embè, mi sono detta, capirai (non ci voleva mica Enquist).
E dunque?
Dunque ho pensato che nel libro gli uomini ci sono ma sono moribondi, o vili, o morti, o timorosi.
E' un libro di donne.
(se R. fosse nata nell'800, sarebbe stata una suffragetta, di quelle che, per protestare, si fanno sbattere in prigione per uscirne in fin di vita, rianimate dalle compagne e poi di nuovo in strada, di nuovo - le autorità giudiziarie non volevano avere le morte sulle spalle).
Di madame Curie, la storia ha fissato l’immagine rigorosa e algida della scienziata.
Di Blanche Wittman, la storia ha fissato l’immagine del suo corpo abbandonato, oggetto degli esperimenti sul trattamento dell’isteria fatti dal dottor Carchot.
Di Jane Avril la storia ha fissato il suo corpo snodato nei 20 ritratti di Toulouse Lautrec.
Per Olov Enquist, ne “Il libro di Blanche e Marie”, racconta un’altra storia.
Ora non mi importa quanto ci sia di vero e quanto ci sia di falso, nel romanzo.
E’ un libro femminista, in fondo.
(Ecco cosa ha di speciale, il libro, per R.
Non l'amore.)
E’ un libro sulla storia dell'emancipazione della donna e sulla liberazione (dal corpo, dal ruolo).
Affatto indolore.
“Il breve attimo in cui tutto possibile, Quello è l'attimo dell'amore, scrive Jane, come rimpiango di non poter afferrare quell'attimo in cui tutto è possibile, e fermarmi lì.”
L’asse dell’osservazione si è spostato.
Il genio della chimica e della fisica, fasciato da vestiti neri, Madame Curie, era l’amante di un suo ex allievo, bruciata dalla passione e dalla vergogna (perchè devo vergognarmi di amare?)
Blanche Wittman metteva in scena, attrice, nelle sedute pubbliche sull’isteria, il suo dominio su Charcot.
Jane Avril era diventata, dopo la Danza dei folli, alla Salpêtrière, la farfalla caduta dal cielo, la Libera stella del Cancan, del Moulin Rouge.
Solo per un attimo:
“come un sogno notturno, il breve attimo del risveglio quando il mistero permane e sembra reale e poi di colpo svanisce”
Sono la scienziata e non la donna Marie Curie, Charcot e non Blanche, Toulouse Lautrec e non Jane ad "essere" nella storia.
[La storia, la vita, sono ingiuste]